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L’intelligenza artificiale accende il nucleare: perché le Big Tech puntano sui piccoli reattori modulari

L’intelligenza artificiale accende il nucleare: perché le Big Tech puntano sui piccoli reattori modulari

L’AI non sta solo trasformando il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e innoviamo. Sta anche ridefinendo la domanda globale di energia. Le Big Tech – da Google ad Amazon, passando per Microsoft, Meta e persino OpenAI – stanno compiendo una scelta strategica e radicale: investire massicciamente in piccoli reattori nucleari modulari (SMR) per alimentare i propri data center AI.

AI e consumo energetico: un binomio esplosivo

L’esplosione dell’AI generativa, con modelli sempre più grandi e complessi, sta moltiplicando in modo esponenziale il fabbisogno elettrico dei data center. Ogni prompt che genera un’immagine, ogni chatbot che conversa in modo fluido, ogni sistema predittivo che ottimizza una catena logistica si basa su enormi infrastrutture computazionali.

Secondo stime recenti, l’AI potrebbe raddoppiare il consumo energetico dei data center entro il 2030. E la questione non è solo “quanta” energia serve, ma quando: servono fonti in grado di garantire continuità, affidabilità e basso impatto ambientale. Le rinnovabili da sole – pur fondamentali – non bastano: sono intermittenti e dipendono dalle condizioni meteo.

I piccoli reattori modulari: la risposta tech all’esigenza AI

È qui che entrano in gioco gli SMR, una tecnologia nucleare di nuova generazione progettata per essere:

  • Compatta: ogni reattore è pensato per servire un singolo sito o data center.
  • Scalabile: si costruiscono in 5-7 anni (contro i 10-15 delle centrali tradizionali).
  • Sicura: utilizzano tecnologie avanzate (come refrigeranti a sale fuso o metallo liquido) che riducono i rischi.
  • Indipendente dal clima: producono energia 24/7, perfette per infrastrutture AI mission-critical.

Google, Amazon, OpenAI: l’alleanza tra AI e nucleare

Google ha stretto un accordo con Kairos Power per 500 MW di capacità nucleare entro il 2035. Il primo reattore – basato su sale fluorurato anziché acqua – entrerà in funzione nel 2030. La mossa non è solo energetica, è strategica per l’AI: senza energia continua, l’addestramento di modelli su larga scala diventa impraticabile.

Amazon ha investito 700 milioni di dollari in X-Energy, puntando a superare i 5 GW di capacità nucleare entro il 2039. Un’infrastruttura su misura per sostenere la sua crescente divisione cloud e AI, che include Alexa, servizi AWS e strumenti di machine learning avanzato.

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha portato in Borsa Oklo, una startup che sviluppa reattori a metallo liquido. Obiettivo: costruire reattori sicuri, compatti e a basso impatto ambientale per alimentare il futuro della superintelligenza. Altman ha anche investito in Helion, startup dedicata alla fusione nucleare, una potenziale “AI-level disruption” nel mondo dell’energia.

Una nuova frontiera per i consulenti AI

Questa convergenza tra AI e nucleare non è un caso isolato. È un cambio di paradigma. Le aziende non stanno solo comprando energia: stanno ridisegnando la supply chain energetica per adattarla all’era dell’intelligenza artificiale.

Per le imprese e le organizzazioni che vogliono integrare l’AI nei propri processi, non basta più pensare in termini di algoritmi o cloud. Serve una strategia energetica intelligente, resiliente e sostenibile. I progetti pionieristici delle Big Tech tracciano una strada che, nei prossimi anni, anche realtà più piccole dovranno iniziare a percorrere.

Conclusione

L’AI sta diventando il nuovo motore del progresso tecnologico. Ma ogni motore ha bisogno di carburante. I piccoli reattori modulari rappresentano una delle soluzioni più promettenti per alimentare il futuro dell’AI su larga scala, in modo sicuro, efficiente e sostenibile. Per chi opera nella consulenza AI, questo significa una cosa chiara: l’energia è diventata una componente chiave della strategia AI.

Marcella I.
Marcella I.
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