L’AI non solo genera codice: cambia radicalmente l’organizzazione del lavoro.
Microsoft ha annunciato il licenziamento di circa 6.000 dipendenti — quasi il 3% della sua forza lavoro globale — in un’operazione che riflette profondamente l’impatto dell’intelligenza artificiale sul modo in cui le big tech operano e decidono.
Secondo fonti interne e documenti ufficiali, uno dei motivi principali della riorganizzazione è proprio l’adozione massiccia di strumenti di AI generativa, in grado di scrivere fino al 30% del codice sviluppato dall’azienda. E a farne le spese sono stati soprattutto gli sviluppatori: nello stato di Washington, dove si trova la sede centrale, oltre il 40% dei tagli ha colpito i programmatori.
Ma l’AI taglia anche sull’AI
In un paradosso che ha fatto discutere, la stessa divisione dedicata all’AI è stata colpita. Gabriela de Queiroz, direttrice AI per le startup, figura nota per il suo lavoro nel settore, è tra i nomi di peso che hanno lasciato l’azienda. Questo alimenta il dibattito: Microsoft sta ottimizzando o sta sacrificando competenze chiave proprio nel settore che dice di voler guidare?
Una ristrutturazione che segue una strategia
L’azienda ha dichiarato che i licenziamenti fanno parte di un processo di semplificazione dei livelli manageriali, per adattarsi meglio alle sfide di mercato. Ma non è un caso isolato. Già nel gennaio 2023 erano stati annunciati 10.000 tagli, e nel 2024 altri 1.900 nella divisione gaming, inclusi Activision Blizzard e Xbox.
L’Intelligenza Artificiale tra promessa e costo umano
L’ascesa dell’AI promette efficienza, automazione e innovazione. Ma comporta anche un costo umano immediato. La decisione di Microsoft è uno dei segnali più chiari di come la trasformazione tecnologica stia riplasmando ruoli, competenze e strategie aziendali.
Per le aziende tech, l’AI cambia radicalmente l’organizzazione del lavoro e non è più solo uno strumento: è una forza che ridisegna le fondamenta.